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MEDITAZIONE PER ESERCITARE L’ARTE DI ESSERE L’ULTIMO A PARLARE

MEDITAZIONE PER ESERCITARE L’ARTE DI ESSERE L’ULTIMO A PARLARE

Che cos’è la vita,
se non il talento di ascoltare il ritmo della Natura ed inserire con totale dolcezza la tua voce sulla giusta nota? Ciò ti condurrà sempre al sentimento dell’umiltà, consentendoti di inchinarti alla Bellezza, magari con una caduta che . . . facendoti ruzzolare a terra, ti eleverà all’altezza dei fiori!


Per dimorare nel ritmo è più che mai necessario esercitare l’arte di essere l’ultimo a parlare.
Se vivi secondo questo principio, chiedi l’illuminazione per te, soltanto dopo aver ascoltato la voce di tutti: il verso delle rane, lo scroscio dell’acqua del fiume, la preghiera del vento, la voce della tartaruga, il tuono del temporale, la melodia dell’anima del mondo.

Allora tutti risponderanno guardandoti.
E quando, accorgendoti di avere sul tuo volto il loro occhi, ti illuminerai ricevendo in dono l’arte della profezia e saprai così interpretare le trame che soggiacciono ai diversi eventi, potrai nel giusto momento, decidere se dare luce ad una storia oppure no.

L’illuminazione non è forse la libertà del singolo dagli obblighi e dalle aspettative della specie alla quale appartiene? Una specie che, caduta nell’inganno dello scorrere di un tempo lineare, non sa interpretare i semi ed i simboli che dimorano nella parte invisibile dello stesso . . . che non carpisce più la simultaneità di tutte le immagini, venendo sempre colta di sorpresa dal futuro, perché non ricorda che tutto accade contemporaneamente, cadendo così vittima infeconda della sua stessa mente.

Quando ti siedi a meditare allora, invece di cercare un senso di pace e di purezza, esprimi il proposito di ricevere dall’Universo un messaggio, un compito per il quale tu possa ritenerti al servizio. Se ti trovi in un bosco, subito dopo aver incrociato le gambe, prima di chiudere gli occhi,
sorridi agli alberi per trasmettere loro serenità ed amore, invece di fare sempre il contrario!

Potrai così esprimere il sentimento dell’umiltà, nella pura conoscenza dell’evanescenza di tutte le cose, ricevendo in dono ispirazione sotto forma di rivelazione e dunque, vera preghiera.

Mettersi al servizio, significa prima di tutto riconoscere, il proprio coraggio di andare oltre la mente analitica che nega a priori l’esperienza dell’invisibilità in un tentativo di esproprio, che pone l’uomo nella condizione di rubare qualche cosa alla Natura, senza chiederle il permesso. Questo diventa fonte di un inconsapevole e permanente senso di colpa, precipitandoti nella paura.

La via della preghiera e del chiedere il permesso, non è la strada dell’arroganza e della prepotenza, ma il sentiero dell’essenzialità.

D’ora in poi, quando con gli occhi al cielo vedrai sfrecciare una stella cadente, invece di pensare a quale desiderio esprimere per soddisfare i bisogni del tu io, spalanca il cuore e nel bagliore della della notte ripeti:

“Per favore,
dimmi come posso aiutare me stesso ad amarti incondizionatamente!”
.

Ci vuole coraggio per essere l’ultimo a parlare!
Esso risiede nel tuo cuore . . . un cuore che si dissocia dall’incauta prepotenza di chi, separando, ha la presunzione di sapere tutto.
Un cuore che apre il suo sguardo alla manifestazione con un senso di sacralità e l’umile intenzione di dialogare con essa, a beneficio di ogni essere senziente.

Lo Staff di Yoga Studio