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IL LUOGO DELLO SPAZIO

IL LUOGO DELLO SPAZIO

LE RADICI EMBRIOLOGICHE DELLA CONSAPEVOLEZZA CELLULARE  
NELLA RELAZIONE CON IL VUOTO 
TERZA SETTIMANA DI VITA INTRA UTERINA – IL SACCO VITELLINO ASSUME UNA NUOVA FORMA

(appunti tratti dalle sessioni di anatomia esperienziale nel Body-Mind Centering  
e riguardanti lo sviluppo ontogenetico con Bonnie Boinbridge Choen) 

Arrivati al quattordicesimo giorno di gestazione, la blastocisti ritorna alla forma sferica con un diametro che a questo punto è più che raddoppiato.
Entrando nella terza settimana, la pressione interna cresce ed il sacco vitellino si rompe.
Il fluido che vi è contenuto si riversa nella cavità corionica, scambiando così informazioni con il materiale liquido che, già da prima, era presente in essa.
A questo punto l’embrione abita uno spazio molto più ampio all’interno del quale poter crescere.

Lo caratterizzano due foglietti germinativi, l’endoderma e l’ectoderma.
A partire dalla loro estremità caudale, cresce un insieme di cellule allineate chiamate stria primitiva (o stria perineale).
Si delinea così l’asse centrale che crea una connessione cefalica – caudale, ovvero spinale.
Il terzo strato prende forma: il mesoderma, che separa endoderma da ectoderma.
Dalla stria primitiva ha origine la notocorda.
Questa sorta di cordone centrale, che ha la consistenza e la turgidità di un acino d’uva, si sviluppa longitudinalmente attraverso il disco trilaminare, definendone così la simmetria bilaterale.
Nell’adulto, tracce della notocorda restano nei dischi gelatinosi e nei legamenti all’interno del canale vertebrale.
Dal mesoderma si sviluppano la fascia del tessuto connettivo, i muscoli, le ossa, il sangue, il cuore, la linfa ed il sistema uro genitale compresi i reni.
Dall’endoderma prendono origine il tratto digerente con i relativi organi, e dall’ectoderma la pelle ed il sistema nervoso.

Quello che accade in seguito è davvero strabiliante.

Mentre la notocorda continua a svilupparsi, tra il sacco vitellino e la cavità amniotica si apre un varco, chiamato canale neuro enterico, che attraversa la stria primitiva.
Vi è così uno scambio di liquidi che fluiscono da davanti verso dietro, nel corpo.
Si pensa che esso rappresenti la base sulla quale si fonda il ritmo del sistema nervoso autonomo.
Nell’età adulta, quando l’individuo entra in contatto con questo ritmo fluido, si muove senza sforzo creando sincronicità tra la mente ed il corpo. È un flusso che viene avvertito nelle braccia, nelle dita delle mani e nei piedi.
Tali memorie sono presenti in ciascuno e possono essere costantemente risvegliate attraverso il movimento.

Se allora una azione è generata a partire dal sistema muscolo – scheletrico, c’è più peso ed una maggiore intenzionalità. Quando la stessa invece nasce dalla notocorda, che non c’è più in quanto tale ma resta presente, l’esperienza del processo che da lì si è generato, allora prende vita lo spazio primordiale esprimendo leggerezza, agio, flusso.
Da sempre ci muoviamo a partire dalla struttura . . . ora qui si tratta di sperimentare ed integrare lo spazio.

Solo quando siamo realmente presenti a noi stessi, qualsiasi cosa stiamo facendo, allora entriamo davvero in contatto con questo ritmo fluido nella sua relazione con il vuoto.
Le strutture embriologiche non sono più presenti, ma i processi che le hanno generate continuano a darci informazioni.
È un luogo questo dal quale la nostra società si allontana, perché tende ad indirizzarci verso la materia.
La consapevolezza a livello embriologico invece, ci offre un territorio pieno di ampiezza, creatività e pace.

Buona sperimentazione e… alla prossima puntata!