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DALLA NASCITA ALLA NINNA NANNA

DALLA NASCITA ALLA NINNA NANNA


Il primo vagito che il bimbo lancia alla nascita, è per lui una specie di urlo contro la morte: egli all’improvviso lascia la rassicurante culla uterina e di fronte alla potente ed improvvisa luce che acceca il suo sguardo, non gli resta altro da fare che gridare.
Perde i suoi involucri fetali, il cordone ombelicale con il quale ha giocato per mesi e, trovandosi nell’aria dove gli pare di soffocare, respira aprendo la bocca sino ad allora usata unicamente per succhiare il pollice.

È così che ritrova la voce della madre, carica di amore . . . la riconosce per la cadenza, il ritmo delle dolci cantilene e ninna – nanne.
Si nutre di quel suono, saziandosi di una rassicurante intimità.
Madre e bambino entrano in risonanza, tessendo la trama di un duetto all’interno del quale la melodia è orchestrata dall’affetto reciproco . . . essi creano con le loro improvvisazioni, un componimento musicale unico ed irripetibile.
Nenie e filastrocche fanno da sfondo a tale incanto.

La mamma entra in relazione con il piccolo sperimentando tutti quei suoni, acuti e gravi, che suscitano un canto e ristabiliscono dunque quel momento di fusione voce a voce, pelle a pelle, tra lei e la sua creatura.
Il piccolo si fa cullare da questo timbro che lo aveva già a suo tempo contenuto e rassicurato.
Il padre completa l’opera arricchendo tale intimo dialogo, con gli armonici più gravi della sua voce.

La cadenzata regolarità dei passi materni a quattro tempi, lo scandire del battito cardiaco della madre in un ritmo ternario in levare, l’atto del cullare iniziato già in utero come conseguenza dei movimenti che hanno accompagnato l’intero periodo della gestazione, creano la rassicurante continuità che accompagna il nascituro dall’ambiente intra a quello extra uterino.

Queste esperienze convergono verso un evento rilevante: la poppata.
Per la psicoanalisi della musica è importante considerare come il neonato acquisisca l’abilità di modellare il ritmo della stessa, al rintocco stabilito dal battito cardiaco materno.
Durante la poppata sperimenta un’attività cerebrale di tipo REM, come se sognasse da sveglio in un’esperienza all’interno della quale percezioni gustative, acustiche e visive, esterne ed interne si fondono.

Emerge una danza tra madre e bimbo in un’atmosfera sognante, che riporta al “già vissuto” recuperando l’esperienza primaria di movimento – suono – ritmo.
L’atto precursore è la suzione intra uterina del pollice anch’essa modellata sulla base del battito cardiaco materno.
Il ritmo calmo e costante della ninna -nanna, spesso privo di un vero e proprio contenuto semantico, ma pregno della sua ripetitività, è per il nuovo nato un indispensabile punto di riferimento in quanto stabilisce un ordine temporale che gli consente di prevedere e pre udire l’arco di una azione, dall’inizio alla fine.

Alla prossima puntata . . .