yoga-cuore
yoga-polmoni
yoga-cervello
yoga-torace
yoga-anche

IL LUOGO DELLO SPAZIO

IL LUOGO DELLO SPAZIO

È molto interessante considerare lo sviluppo embrionale dell’essere umano osservando lo stesso, non tanto da un punto di vista dell’integrazione della struttura, quanto dallo spazio attraverso il quale la stessa prende origine. 
Il “luogo” da esplorare allora, non è il pieno nella concretezza dei diversi sistemi ed apparati, quanto il vuoto . . .

LE RADICI EMBRIOLOGICHE DELLA CONSAPEVOLEZZA CELLULARE NELLA RELAZIONE CON IL VUOTO. 
PRIMA SETTIMANA DI VITA INTA UTERINA 

(appunti tratti dalle sessioni di anatomia esperienziale nel Body Mind Centering e riguardanti lo sviluppo ontogenetico secondo gli insegnamenti di Bonnie Bainbridge Cohen) 

È molto interessante considerare lo sviluppo embrionale dell’essere umano osservando lo stesso, non tanto da un punto di vista dell’integrazione della struttura, quanto dallo spazio attraverso il quale la stessa prende origine. 
Il “luogo” da esplorare allora, non è il pieno nella concretezza dei diversi sistemi ed apparati, quanto il vuoto. 

Nel momento in cui il telaio corporeo non ha ancora preso forma infatti, la prima consapevolezza che le cellule hanno di loro stesse, è nella relazione con lo spazio, e questo rende tale esplorazione estremamente affascinante poiché permette di esperire come, durante le vicende della sua storia intra uterina, l’embrione attraversi innanzitutto una serie di campi liberi, che semplicemente decide di abitare! 

Non appena l’ovocita è stato fecondato dallo spermatozoo, la prima cellula viene portata in essere.  
Se la osserviamo attentamente possiamo realizzare che, in realtà, è rappresentata da una doppia architettura: il due in uno, filosoficamente parlando . . . la Non Dualità incarnata come autentica memoria nei nostri foglietti embriologici. 
È meraviglioso tutto ciò! 

Inizialmente si pensava che dall’unione delle due cellule germinali si ottenesse una primaria matrice biologica, che poi si sarebbe divisa e riprodotta.  
In realtà solo successivamente si è scoperto che, al posto di una peculiare unità primaria, sono presenti due identiche cellule-sorelle contenute all’interno della stessa membrana  
che poi, dividendosi, divengono quattro, otto, e così via, rimanendo pur sempre nello stesso contenitore affinché ogni nuova generazione possa misurare la metà delle precedenti manifestando tuttavia un valore doppio per densità e concentrazione. 

Dal vuoto prende origine la forma, chiamata morula, non più grande della punta di una biro,  
che contiene due cellule portatici della stessa memoria comunicanti tra di loro senza alcun bisogno di un centro di controllo o di comando esterno. 
Quando la stessa raggiunge la somma di 50 unità, assume il nome di blastocisti, creando una differenziazione tra ciò che sta all’interno e ciò che sta fuori, nella pura manifestazione della dualità, necessaria all’esperienza del sacro e del darsi, per poi poter ritornare all’Uno.  

La posizione in cui le cellule decideranno di dimorare è fondamentale nel determinare la loro successiva funzione: la massa situata all’interno formerà l’embrioblasto, da cui poi prenderà origine la persona, mentre quella più esterna diverrà il trofoblasto, deputata alla genesi delle strutture di sostegno, quali le pareti uterine interne nella loro connessione con l’apparato circolatorio e cardiaco della madre.  
Siamo noi stessi dunque a creare fin dall’inizio il supporto ed il sostegno di cui abbiamo bisogno, ed è questo che dobbiamo ricordare per il resto delle nostre incarnazioni, ben sapendo che le stesse non sono altro che proiezione, aspirazione, immagine. 
Potremmo affermare allora che, nell’atto di muoverci ed entrare creativamente nella relazione con l’altro, 
IL SUPPORTO, PRECEDE IL MOVIMENTO. 

Cosa succede se nell’andare verso l’altro lo collocassimo all’interno? 
E se invece lo ponessimo all’esterno? 
E dove è dentro? E dove è fuori? 
Provateci rotolando sul tappeto di casa!!! 

Raggiunta la grandezza di circa cento cellule, la blastocisti, dissolvendo la membrana,  
comincia a nuotare nel fluido trasparente dell’utero, prendendo il nome di blastocisti fluttuante. 
Un nuovo essere, letteralmente sgusciato fuori dall’uovo, inizia la sua vita di pesce! 

Da subito incarniamo nei nostri tessuti due polarità differenti. 
Siamo il due in uno, in virtù del quale nulla esiste se non grazie alla pura Relazione, che forse potremmo definire come una forza esterna, il cui compito è creare una sorta di agitazione capace di unire due elementi per natura nobili, liberi ed indipendenti, e prendere così il nome di Amore! 

Tutto questo è scritto nei nostri foglietti embrionali, e per leggere gli stessi non sono necessari codici di interpretazione, lenti di ingrandimento, o radiografie ad alta risoluzione . . .
. . . basta semplicemente avere il coraggio di credere nell’autenticità del proprio sentire, qualunque esso sia! 

Alla prossima puntata . . .